fbpx

Un po’ di verità…

Un po’ di verità. Ecco cosa mi serve, ecco cosa serve. La verità è il contrario della pubblicità, dell’informazione mediatica, della comunicazione nella sua moderna accezione.

La verità è complessa, difficile da accettare anche quando è lampante. La verità è aperta, completa. Perché contiene in se tutto e non tralascia le parti meno pregiate, quelle più fastidiose, sconvenienti.

I nostri rapporti sociali passano sempre più per gli schermi dei tablet, dei computer, dei monitor e delle tv. Lasciamo apparire sempre e solo la parte che ci sembra migliore, quella più accattivante, quella che “I Like!”. Molti pensano di essere perennemente in esposizione dentro una vetrina, in attesa del cliente buono che li porti via per metterli, magari, sotto una campana di vetro.

Molti vorrebbero sentire tutto tranne che la verità; a volte per noia, a volte perché fa comodo, a volte per non essere ciò che non si accetta di essere.

La verità è che siamo uomini, fragili, forti, soli, sociali, vigliacchi e temerari. La verità è che non ci interessa la verità. Ci accontentiamo del suo surrogato disidratato, polverizzato, preconfezionato. Che non lasci odore, anzi, che non lasci proprio traccia. Insomma, una cosa che si può rimuovere alla bisogna, con poco sforzo e in poco tempo come se mai si fosse poggiata sulla nostra vita.

Bene, io di questo surrogato non me ne faccio niente. Ma osservo la gente che lo acquista con facilità e lo usa come cerone per la propria maschera, lavandolo via per metterne su uno di un altro colore quando serve.

La verità mi fa libero. Ecco perché la cerco e non voglio accontentarmi di altro. Anche quando mi sveglia nel cuore della notte, anche quando mi da un calcio nel culo per non lasciarmi seduto sul comodo divano della sapiente ignoranza.

Un po’ di verità, ogni giorno, grazie.

Riprendere la memoria per guardare il futuro

Riprendo in mano il mio blog. Negli anni scorsi avevo attivato un sito, ma da tempo mi era difficile aggiornarlo. La rete è un mondo dinamico e rimanere statici è come lasciare uno yogurt aperto e scaduto nel frigo. Meglio fare pulizie. Ma gli yogurt si consumano e si ricomprano, le idee no.

E neanche ciò che hai scritto e condiviso con gli altri, magari in momenti particolari, con le emozioni e le sensazioni attaccate a quello che ti stava succedendo. Una parte di quelle cose sono andate perse e un po’ me ne dispiace.

Un’altra piccola parte l’ho ritrovata nel mio profilo facebook, tra le note. Ne riporto qui il link per riprendere un filo, per aiutare, forse più per aiutarmi, a capire e a ricordare. D’altra parte, siamo fatti di idee e di memoria, di desideri e di speranze  (https://www.facebook.com/massimiliano.tavolacci/notes).

Un’altra parte ancora la puoi leggere nella breve nota biografica che trovi qui sul blog.

Sapendo cosa mi porto appresso, non smetto mai di guardare al futuro…